A lavoro di nuovo, Role aperta a tutti

Era sorpreso di se stesso, non era mai andato a lavoro due giorni di seguito.
Si mise a sedere alla scrivania e tirò fuori alcune pratiche, incominciò a leggere svogliatamente le carte.

Camminava per i corridori, non tranquillo come suo solito. Aver saputo che Ivan era lì l' aveva agitato, e probabilmente questo si era riflettuto sul suo comportamento con quel ragazzo. Forse aveva davvero esagerato, ma poco gli interessava. Per lui, era stata la cosa giusta da fare.
Arrivò finalmente alla porta che gli interessava.
Quella del sindaco.
Se vuoi avere delle informazioni sui cittadini, chi meglio del sindaco può dartele?
Bussò alla porta, con forza.

Un bussare molto forte lo distrasse dai suoi pensieri.
-Avanti- disse inarcando un sopraciglio e guardando verso quella direzione.

Aprì la porta, entrando con passo sicuro.
I suoi occhi verdi inquadrarono un uomo, giovane, sicuramente più giovane di lui, seduto alla scrivania a lavorare.
Alzò un sopracciglio, abbastanza deluso. Pensava che il sindaco fosse...diverso, ecco.
Salutò in tono abbastanza sicuro di se, vicino alla presa in giro sarcastica.
-Buongiorno, signor sindaco. Sono venuto qui perchè vorrei delle informazioni su una persona che ho saputo che si trova qui.-
Aveva dato un tono sarcastico al signor.

La sua espressione tornò normale, sapeva chi fosse quell'uomo e sapeva anche perchè era venuto da lui.
-Buongiorno dottor Kirkland- salutò con lo stesso tono sarcastico.
Sapeva che il "dottore" era rimasto abbastanza tempo a contatto con persone poco sane di mente, per poterlo ritenere normale.
Rimase un attimo in silenzio studiando l'uomo.
Nonostante l'età aveva un aspetto giovanile, probabilmente nessuno avrebbe creduto che in quella stanza il più vecchio fosse l'inglese.
-Informazioni? Allora è andato nell'ufficio sbagliato- rispose sarcastico.

Lo fissò, cercando di celare la sua sorpresa.
Come faceva a conoscerlo?
Poi ragionò che forse era dovuto al fatto che lui era il sindaco, e che quindi bene o male conosceva un pò tutti.
Rimase comunque guardigno, intuendo che c' era lo stesso qualcosa di strano.
-Non credo...Lei è il sindaco, no? E allora lei dovrebbe conoscere i suoi cittadini. O sbaglio?-
Era sarcastico, come dimostrava l' espressione. Non ci credeva che doveva dare del lei a qualcuno più giovane di lui.

Sorrise lievemente guardando l'uomo negli occhi.
-Sentiamo... che tipo di informazione vuole avere?- sapeva chi stesse cercando, ma in quel momento non sarebbe riuscito veramente ad essere d'aiuto all'uomo.

Ricambiò lo sguardo, sempre velato di sarcarsmo.
-Sto cercando informazioni su un uomo chiamato Ivan Braginski. Vorrei sapere dove si trova e che lavoro fa, oltre che l' indirizzo. Mi servono assolutamente.-
Si sedette, mettendosi comodo.
-E faccia pure con calma, tanto non ho fretta.-
Aspettò, osservando l' uomo.

Stava percorrendo nuovamente i corridoi del Municipio, la destinazione era sempre l'ufficio del sindaco, ma questa volta aveva delle domande mirate da porgli e non se ne sarebbe andato finché non avesse ricevuto risposta.
Le immagini che Rain gli aveva mostrato erano ancora vivide nella sua mente e non poteva credere che fossero reali.
Raggiunse senza nemmeno accorgersene la porta del suo ufficio e l'istinto gli stava dicendo di aprirla senza tanti complimenti cominciando a porre le domande che gli interessavano.
Fortuna che la ragione aveva messo lo zampino nei suoi gesti, infatti alzò la mano per bussare un paio di volte, leggero come la volta precedente, attendendo impaziente di sentire la sua voce dall'altro lato.

Stava per rispondere all'uomo quando sentì di nuovo bussare alla porta.
Spostò lo sguardo da Arthur alla porta, se l'uomo non aveva fretta allora poteva benissimo aspettare.
-Avanti- disse pacato.
Poi tornò al dottore
-Potrei anche dargliele queste informazioni, ma lei cosa ha intenzione di farci?- anche se sapeva già che l'uomo era in cerca di Ivan.

Sentì bussare la porta, ma non si girò, non era interessato a sapere chi era la persona dietro la porta.
Guardò il sindaco, sorridendo e stiracchiandosi.
-Potrei dirle che non sono affari suoi, che non le deve interessare... ma non sono così riservato. Anche se lei lo sa non mi può interessare di meno. Lo sto cercando perchè sono il suo medico e sono molto preoccupato per lui. Sa, è scappato.-
Lo fissò negli occhi, sempre sarcastico.
-Ma credo che lei lo sapppia gia, questo, o mi sbaglio?-
Non riusciva a farne a meno, era nel suo carattere.

Non attese un attimo di più per sospingere la porta non eppena udì la voce di Mook e lo sguardo volò rapido verso la scrivania, incontrando un'altra figura oltre quella che si era aspettato.
Era il momento sbagliato, accidenti al fato, ma non si tirò comunque indietro, dato che l'altro aveva dato il permesso d'entrare.
Si richiuse la porta alle spalle, avvicinandosi alla scrivania.
- Sindaco. - salutò, ma il tono era diverso dal solito, anche se pacato, mentre i suoi occhi studiavano la sua figura, quasi minuziosamente.
Solo in un secondo momento si decise a posare lo sguardo su Arthur e non impiegò molto per riconoscerlo, dato che il giorno prima Mook gli aveva fatto vedere la sua scheda.
- Se disturbo posso tornare più tardi. - disse, tornando sul sindaco.

Sorrise ad Arthur in effetti poteva incominciare a non interessarsi di Ivan.
-E' scappato?- chiese fintamente sorpreso alludendo all'inettitudine degli inglesi.
Poi guardò interrogativo Eiri, sembrava diverso dal solito.
-No, resta pure- disse tranquillamente sicuro che al dottore non importasse quanta gente ci fosse in quella stanza.

Osservò il nuovo arrivato.
Ma possibile che fossero tutti più giovani di lui? Che aveva fatto di male?
Salutò molto svogliatamente, non avendo interesse se altri ascoltassero la conversazione.
-Salve.-
Ritornò poi al sindaco, capendo che aveva aggiunto una malvelata critica verso il suo popolo.
-Si, è scappato. Ma sa com'è, certi inglesi sono meno rispettosi delle regole.-
Come per dire che non era colpa sua, se certe persone non erano controllabili.

Al permesso ricevuto dal sindaco, si fece di lato, andando a poggiare la schiena contro la libreria alla sinistra della scrivania.
Non aveva intenzione di sedersi, sarebbe rimasto in disparte per ascoltare e pareva che parlassero proprio di Ivan, com'era da sospettare.
Restò in silenzio, ritenendo che sarebbe potuto intervenire in qual caso ve ne fosse stato bisogno, quasi come un cane da guardia pronto ad un comando.
Il suo sguardo studiò Arthur minuziosamente, non se l'era immaginato così giovanile.
Ma la sua attenzione fu ben presto rivolta di nuovo verso Mook, i suoi occhi che si posarono sulla sua spalla destra come se volesse perforare il tessuto della camicia e poi la pelle per vedere quel segno dal vivo.