Playin in the bathroom (Rating rosso/bordeaux XD O peggio), Fic per il 2° contest - RoyEd

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view post Posted on 15/7/2009, 13:20
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Da casa mia v.v

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- Titolo: Playing in the bathroom
- Tipologia: One-shot
- Genere: Generale
- Avvertimenti: Yaoi/Shounen ai
- Raiting: Arancione/Rosso
- Credits: FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.

RIBADISCO RATING ROSSO E SE VOLETE OLTRE V.V - XD

Playin in the bathroom



SPOILER (click to view)
Quel giorno mi trovavo a South City.
Da quant’era che non vedevo la mia piccola peste?
Cinque giorni?
Una settimana?
Anche troppo era passato.
Quando mi addormentavo le sere senza quel treenne pestifero a interrompere i miei momenti d’intimità con Roy, quasi mi sentivo solo.

Con la macchina mi fermai davanti al cancello rosso dell’asilo, citofonando per entrare.
Attesi un po’ che mi aprissero, spingendo via quella piccola e leggera grata di ferro battuto.
Sorpassai giusto qualche siepe arrivando alle scalette.
Quella scuola era davvero grande.
Fortuna che il mio piccolo aveva ancora un anno da passare all’asilo, così da limitarmi ad aprire il cancelletto in cima ed entrare in quel piccolo parco giochi che dava di fronte alla classi.
Spinsi il portone di vetro, certo che alla mia vista lui mi sarebbe corso in dosso felicissimo.
Arrivai alla prima classe guardandomi attorno.
Mi venne da ridere tra tutte quelle piccole panchine o sediole microscopiche o alla vista di quei basi e colorati appendi abiti a forma di macchinine o bombolette.
Bussai alla porta, la quale mi venne aperta immediatamente dalla maestra di Jason.
Non fece a tempo a salutarmi, che come previsto quel tornado mi saltò in dosso abbracciandomi le gambe.

-‘To-san!-
Strillò con quella sua vocetta, senza ricordarsi dei continui ammonimenti che gli facevamo fuori casa.
Ma non potei non lasciargliela passare liscia alla vista di quei grandi occhioni azzurri ricolmi di gioia.
Ero venuto a prenderlo e tirarlo via prima da quella sua ‘prigionia’, certo di avergli fatto una bella sorpresa.
Me lo issai tra le braccia iniziando a spiegare un po’ frettolosamente la ‘questione’ alla donna, la quale dopo vari convenevoli mi lasciò portare via mio ‘figlio’, che corse a prendere il suo zainetto.
Sgambettò fino al suo posto sbrigandosi a infilarci il suo libro d’alchimia.
Se lo portava sempre appresso ormai, con qualche disegno e i pastelli.
Richiuse quel piccolo fagotto a forma di panda e mi andò a prendere la mano trascinandomi via sotto gli occhi di tutti.
Era proprio eccitato.

Riconobbe subito la macchina cercando di sbrigarsi.
Allungò la manina, senza arrivarci, alla maniglia dello sportello.
Si alzò in punta di piedi impuntandosi, finché non lo raggiunsi per aiutarlo.
Scappò all’interno cercando di sedersi sul sedile su cui avevo già montato il seggiolino per lui.
Divertito lo presi sotto le ascelle facendolo sedere al suo posto, per poi allacciargli le cinture che, saltuariamente, prese a tirare via infastidito, senza riuscire a staccarle.
Richiusi la portiera, facendo il giro dell’auto dal davanti per entrare poi al posto di guida.
Misi in moto vedendolo con la coda dell’occhio stringersi quel suo originale peluche che fungeva da zainetto.
I pupazzi gli piacevano proprio tanto.

-Ti va un gelato?-
Gli chiesi bonario, già sapendo la risposta che non tardai a ricevere.

-Tiiiii.-
Quel suo solito strillettino acuto.

-Ma andiamo acche al pacco?-
-Si anche.-
Ridacchiai a quella sua dolce richiesta.
Leggeva libri complicatissimi e ancora gli riuscivano difficili alcune parole.
Quasi tutte a dire il vero.

Presi una piccola curva per dirigermi verso il parchetto vicino casa, osservandolo poi litigare ancora con quella cintura.
Scossi la testa ritornando con lo sguardo sulla strada, mentre un piccolo ammonimento divertito usciva dalle mie labbra.
Eppure lui mi rispose imbronciato, con tutto il suo dissenso, quasi per tutto il viaggio.
Era un vero e proprio treno, vivace come quasi nessun altro bambino.

Una volta parcheggiato, lo feci scendere tenendolo stretto per mano.
Mi trotterellava accanto con quello zainetto in spalla, dal quale non si separava mai.
Attraversai la strada fino al chioschetto del parco prendendolo tra le mie braccia.
Gli comprai giusto una coppetta di gelato a suo gusto, non il cono con cui avrebbe fatto più casini, dirigendomi poi a una delle tante panchine.

Una volta seduti, lo osservai mangiare indispettito quella coppetta.
Fortuna che mi ero premunito di tovaglioli e cucchiaino, così da poterlo aiutare…
Ma come ogni volta, speranza vana.
Casinista era e casinista rimaneva.
Si era sporto oltre la panchina, a gambe divaricate, a mangiare pian piano il suo gelato che continuava a colare senza sosta.
Eppure era riuscito ad appiccicarsi quasi tutto.
Frenai in tempo una parte di colata con quel cucchiaino cercando d’imboccarlo, ma sortì l’effetto contrario vedendolo indeciso.
Guardò la mia mano e la sua anche munita dello stesso oggetto.
Intanto colava tutto.
Decise di aprire la bocca e farsi imboccare al volo, giocando, rovesciando così tutto in terra.
Come lui guardai il gelato caduto.
Con la coda dell’occhio lo vidi posare gli occhi su di me.
La faccia confusa, come se pian piano realizzasse.
Lo guardai dispiaciuto, mentre gli vedevo due lacrimoni ricolmi iniziare a spuntare.
No...
Non avrei resistito.
Gli carezzai la testa con la promessa di un altro gelato, facendogli tornare il sorriso sulle labbra.
Scese dalla panchina con foga, facendomi prendere un colpo.
Piccolo com’era sarebbe caduto facilmente, e invece no, eccolo lì a tirami i pantaloni con quelle manine appiccicose...
Ma ormai il ‘danno’ era fatto e non avrei potuto lamentarmi e, in quattro e quattr’otto, eccoci nuovamente lì a litigare con il gelato.
Fortuna che stavolta l’unico cucchiaino lo tenevo io, così come la coppetta.

Finito il gelato, lo trascinai alla fontanella.
Dovevo lavargli almeno le mani.
Restai poi a guardarlo dirigersi ai giochi sempre con lo zainetto in spalla.
Era goffo.
Ma proprio goffo e buffo.
Piccolo piccolo, magro con quel panda in spalla più grosso di lui…
Non riuscii a trattenermi a quella vista mentre veniva puntualmente circondato dalle bambine.
Guardai l’ora dall’orologio da Alchimista che portavo sempre con me, ricordando solo in un secondo momento che Roy sarebbe andato a prendere Jaz a scuola...
Mi ero dimenticato di avvisarlo.
Feci per alzarmi, ma una mano mi bloccò facendomi sussultare.
Mi girai di poco, riconoscendo immediatamente quella figura in divisa.

-Ci avrei scommesso.-
Mi salutò così.

-Mi hai fatto prendere un colpo.-
-Scusa.-
Feci in risposta seguendolo con lo sguardo, sedersi accanto a me.

-Veramente, stavo per venire a cercarti.-
-E invece vi ho trovato io.-
Ridacchiò.

-Avete pranzato?-
-In verità no, gli ho comprato un gelato.-
Ammisi.

-E poi, sarei io che lo vizio.-
Mi apostrofò.

-Ovvio, io posso permettermelo, perché non ci sono mai.-
-Allora, vizieresti anche me?-
Colse immediatamente l’occasione, sfoggiando quel suo sorriso sghembo, che riusciva a mandarmi in estasi.
Ma non cedetti.
Il mio orgoglio maschile me lo impediva.

-No.-
Risposi quasi immediatamente.
-Sei troppo grande per queste cose.-
Lo vidi imbronciarsi.
Era un proprio un bambinone quando ci si metteva.
Non resistetti, prendendo poi a tirargli una guancia, rimediandoci un mugugno fin quando non lo lasciai.

-Mi hai fatto male… era con la mano d’Acciaio.-
-Dettagli.-
Risposi ridacchiando, mentre mi fulminò con quelle sue iridi profonde.
Lo sentì avvicinarsi a me.
Aveva voglia di farmi uno di quei suoi scherzetti, con il rischio d’essere visti.
Ma quei suoi occhi…

-‘Ka-san!-
Sentii interrompere la vocina allegra di Jaz, che si era letteralmente tuffato su Roy, interrompendo così il ‘momento’.
Fu un sollievo.
Odiavo essere visto in pubblico.

-Vitto che c’è ‘To-san?-
Lo sentì gongolare tutto felice tra le gambe del mio compagno che se lo issò meglio sorridendogli.

-Si ho visto.-
-Oggi a scuola ho fatto un disegno.-
Cambiò discorso togliendosi quello zainetto, per poi tirare fuori un foglio.

-Guadda, quetto tei tu, poi ‘papà’ e lui è ‘Ick, il mio amico.-
Ci fece vedere indicando con il dito.

-Come mai Oto-san è così alto?-
Indicò Roy la ‘mia figura’.
Lo guardai storto dandogli un pizzico.
In compenso, Jaz si mise l’indice in bocca guardandolo confuso.

-Oto-san è più basso.-
-Ehi!-
Strillai.

-Non sono un nano affetto da nanismo!-
-A me ‘To-san sebbra atto.-
-Vedi.-
Gli appuntai.

-La ‘tua voce del popolo’ ha parlato.-
-E bhe certo, detto da uno che si succhia ancora il dito... Jaz, ti ho già detto di non farlo.-
Lo ammonì poi cercando di tirargli via il dito dalla bocca.
Ma un sonoro strilletto acuto di dissenso fece girare un po’ di gente, tanto che dovette lasciarlo fare.

-Roy, ha tre anni lascialo fare.-
-Ripeto: menomale che sono io che lo vizio.-
-Se vuoi gli do il ciuccio.-
-Così mi resta più difficile fargli perdere l’abitudine.-
Sbuffai.
D’accordo che in giro non doveva succhiarsi quel benedetto indice, ma in casa…
Era esagerato.
Passava da un estremo a un altro.

Mi voltai sul mio piccolo scompigliandogli i capelli per poi rimediarci un lamento.
Anche se lo odiava, mi divertivo troppo a muovere quella zazzera mora.
Strinse nuovamente a sé quel pupazzo-zaino, mentre si era accucciato con la testa contro il petto della mamma, che se lo carezzava protettivo.
Uno sbadiglio, segno che quella sera avremmo potuto dormire liberamente.
Con il riposino pomeridiano era pacchia.
Si stancava subito da sveglio e via, a nanna presto e libertà per noi.
Lo vidi andare a stringere con una manina la divisa di Roy, mentre teneva ancora l’indice in bocca e il ‘pandino’ tra il suo corpo e quello del mio fidanzato.

-Sta dormendo?-
Mi sentii chiedere proprio da quest’ultimo, che non riusciva a vederlo in faccia.
Stirai un lieve sorriso scuotendo la testa.

-Sta lì, lì.-
Affermai carezzandogli la frangia che pian piano gli scostavo.
Stirando il volto in un flebile sorriso, lo vidi tirarsi su con il ‘nostro’ bambino, per poi sistemarselo meglio in spalla e controllare lui stesso che dormisse.
Aveva appena chiuso gli occhi per dormire placidamente, sempre con quell’indice in bocca che gli fece storcere il volto.
Mosse una mano delicato per scostarglielo via, rischiando di svegliarlo, tanto che mi decisi a ‘prendere provvedimenti’.
Dalla mia tasca tirai fuori la scatolina rossa che ultimamente avevano imparato a conoscere, prendendo poi il ciuccio che avevo comprato per Jason.
Anche se Roy non approvava a me non interessava nulla, era un bambino piccolo, c’era tempo per dargli abitudini più mature.
Lentamente gli tolsi le dita dalla bocca sostituendole con quell’oggettino di gomma, andando poi a sorridere al mio compagno, il quale mi regalò occhiate d’odio.

-Chi è che lo viziava?-
Ribadì.

-Io posso permettermelo.-
Ridacchiai incamminandomi con loro verso casa, sentendo di tanto in tanto il mio moretto succhiare avido quel suo ciucciotto.
Prima che cadesse, gli tirai via da sotto il suo mento lo zainetto, che mi misi in spalla.

Casa distava un quarto d’ora; non ci volle molto per ritrovarmi dentro quell’appartamento.
Mi lasciai cadere seduto sul divano, tanto era stanco quel giorno.
Avevo viaggiato di sera sul treno più scomodo…
Non mi era mai successo di rimanere sveglio sulle panche.
Ma probabilmente, era l’euforia o l’eccitazione di rivedere il mio uomo assieme al mio bambino.
Sinceramente non lo sapevo, ma l’unica cosa sicura in quel momento era godersi quel morbido cuscino.

-Vado a metterlo a letto.-
Mi informò la sua voce ovattata per non svegliarlo.
Annuii prima di chiudere gli occhi di poco e cadere, probabilmente, in uno stato di dormi veglia.
Fu un piccolo e fastidioso tirare alla mia gamba, che mi riportò alla realtà.

Con gli occhi lucidi di sonno e la bocca impastata, chinai il capo verso il basso, incrociando poi gli occhietti tristi del mio moretto.
Aveva per caso fatto un brutto sogno?
Mi intristii anche io.
Non potevo vederlo con quella espressione corrucciata, tanto che gli posai una mano sul capo per farlo rasserenare, facendogli così alzare gli occhi su di me.
Il ciucciotto ancora in bocca, a tenerselo premuto con la manina libera.
L’altra stringeva ancora il mio pantalone.
Chinai la testa di lato per osservarlo meglio in volto.

-Che hai fatto Jaz? Sei triste?-
Lo vidi annuire lentamente, mentre stringeva di più la manina su di me.

-Un brutto sogno?-
Chiesi andando a tirarlo su da sotto le braccia.
Ma dovetti lasciarlo a un suo strilletto di protesta.

-Beh? Che ho fatto?-
Chiesi.
Scosse la testa chinando il capo.
Mi sistemai meglio sul divano avvicinandomi a lui, notando una piccola goccia salata cadergli; istintivamente allungai le braccia su di lui stringendomelo al petto.
Lo sentii singhiozzare, mentre con quella manina premuta sul ciuccio, stava attento a non farlo cadere.

-Ho fatto una cota butta ‘To-san…-
-Che hai fatto Jaz?-
Chiesi a mia volta comprensivo.

-Non voio dittelo.-
Sorrisi a quella sua innocenza.
Non avrebbe potuto fare mai nulla di male.

Improvvisamente lo sentii tirarmi via, tanto che lo seguii, ancora preoccupato per quel suo atteggiamento.
Era raro vederlo piangere, se non per qualche sciocchezza da poco conto.
Ma non aveva mai singhiozzato così.
Forse, aveva fatto davvero qualcosa di ‘brutto’ di cui dispiacersi.

Ben presto mi ritrovai davanti alla sua cameretta.
I giocattoli erano un po’ disparsi sul tappeto, così come i peluche.
Altri erano su qualche scaffale a loro posto, mentre dei libri d’alchimia erano ben visibili su una piccola scrivania o nascosti sotto al letto.
Forse qualche libro o appunto che Roy riteneva troppo riservato, che lui aveva bellamente rubacchiato.
E fu proprio il letto a indicarmi, prima di lasciarsi sfuggire un altro singhiozzo rotto.

-Non volevo ‘To-san.-
Fece con voce morbida.
Lo presi per mano portandolo con me, scoprendo così ‘la grave colpa’ che mi fece stirare le labbra in un sorriso.
Non aveva fatto nulla di male, come al solito.
Aveva giusto ‘bagnato’ un po’ il letto, ma come potevo strillargli?
Erano cose che succedevano.
Aveva soltanto tre anni.

Mi chinai posandogli le mani sulle spalle per richiamarlo.
Ma nulla da fare.
Si teneva quel suo ciucciotto, passandosi il braccio sugli occhi.
Provai a richiamarlo ancora una volta, ma mi si gettò tra le braccia singhiozzando rumorosamente ancora una volta.

-Non hai fatto nulla di grave Jaz.-
Gli sussurrai all’orecchio, sentendo la mia voce con una tonalità dolce.

-Succede anche ai grandi.-
Provai a rassicurarlo.

-Però, voi dite che ‘tono pittolo…-
Sorrisi alla sua affermazione.

-Piccolo o grande non fa nessuna differenza, sono cose che capitano.-
-‘Ka-san però non lo fa mai.-
-E tu cosa ne sai?-
-Pecchè io vado nel tuo letto quaddo domme così non mi dice nulla.-
Stavolta ridacchiai.

-No ridere ‘To-san! Dice che se fattio così e dommo co lui ‘tono pittolo!-
-Ma no che non lo sei sciocchino.-
Feci rassicurante posandogli una mano sul capo per scompigliargli quella zazzera moretta, adocchiando un po’ l’ora dal mio orologio.

-Sai che facciamo ora?-
Lo sentii scuotere la testa sul mio petto.

-Visto che sono quasi le sette, ci facciamo un bagnetto e ci mettiamo il pigiamino prima di mangiare, così quando arriva ‘Ka-san non hai paura che ti dice nulla va bene?-
Annuì sentendolo stringere di più quel suo ciuccio che prese a mordicchiarsi.
Sorridendogli ancora una volta, mi girai verso i cassetti prendendogli un bel cambio di mutandine, con pigiama e calzini anti scivolo.
Prendendolo per la manina poi, lo portai nel bagno iniziando a riempire la vasca d’acqua, passando poi a lui.
Presi a togliergli i calzoncini bagnati, seguiti dai calzini.
Ci misi un po’ per fargli togliere la mano da quell’oggettino che non voleva mollare, riuscendo finalmente a sfilargli via la camicetta celeste.
Proprio quel suo stesso colore d’occhi limpido che tanto attraeva tutti.
Era l’unico a non rendersi conto degli effetti che scatenava sulle persone.
Li attraeva a se come una calamita.

Lo vidi cincischiare ancora un po’ dispiaciuto tenendosi con la manina sul suo ‘piccolo amico’.
Aveva ancora lo sguardo dispiaciuto e le lacrime agli occhi, e non potei evitarmi di abbracciarlo nuovamente.

-Non volevo ‘To-san…-
Mormorò nuovamente con la sua vocina morbida.

-Non pensarci.-
Gli sussurrai ancora una volta.
Eppure lo sapevo che avrebbe tenuto il muso per qualche altro giorno.
Era inevitabile.

Delicato gli levai l’intimo che stringeva ancora preoccupato di ciò che aveva fatto.
Ogni giorno mi sembrava sempre più grande, vedendolo rendersi conto di ciò che faceva…
Quasi temevo che potesse crescere troppo in fretta.
Eppure davanti a me avevo bambino di tre anni con ancora il suo ciuccio.

Lo immersi nella vasca piena d’acqua iniziando a bagnarlo un po’.
Forse aveva ragione Roy…
Quel ‘vizio’ sarebbe stato difficile da levare sia fuori, che dentro casa, ma non potevo fare a meno di lasciarlo fare.
Iniziai poi a strofinargli la schiena con la spugna creando così qualche bolla di sapone, e non ci misi molto a fargli tornare il buon umore.
Finché una sua domanda non mi bloccò.
Dandomi la schiena aveva alzato la testa su di me incatenandomi con gli occhi.

-Fai il bagno co me ‘To-san?-
Sbattei le palpebre senza quasi riuscire a capire cosa volesse chiedermi.

-Ma, non si può fare.-
-Gli altri bambini dicono che le ‘Ka-san e ‘To-san fanno il bagno co loro.-
Ma di cosa si parlava all’asilo?
Ma erano discorsiva farsi tra bambini?

-Pecché tu non lo fai con me?-
-Bhe…-
Mi grattai la tempia senza sapere che rispondere.
Probabilmente questa, era una di quelle domande a tradimento che nascevano durante i bagnetti, che Roy gli faceva.
Me ne aveva parlato, ma non credevo fossero cose di questa natura.

-‘To-saaan.-
Mi richiamò tirandomi un lembo della maglia che indossavo.

-Mi rippondi?-
E si…
Stavolta toccavano a me quei botta e risposta.

-Mettiamola così, non puoi vedere il tuo ‘papà’ nudo.-
E in un certo senso era vero.
Già più di una volta aveva guardato il mio braccio con fare dispiaciuto.
Figurarsi se avesse visto l’attaccatura e cicatrice del’Auto-Mail.
A dirla tutta, potendo no, non lo reputavo ancora pronto per una cosa del genere.

-Però.-
Mi risvegliò dai miei pensieri.

-Tu mi vedi nudo.-
Certo, che era proprio un ragazzino perspicace.
Senza peli sulla lingua per giunta.

-Ti sai lavare da solo Jaz?-
Cercai di farlo desistere, senza successo, con quella domanda.

-Ti! Guadda!-
Fece serio prendendo la spugna dalla mia mano, così come il sapone.
Lo lasciò galleggiare nell’acqua sotto il mio sguardo incuriosito, mentre con le mani provava a far uscire quel suo bagnoschiuma liquido che sapeva di cioccolato.
Nonostante fosse piano, ne uscì soltanto un piccolo sbuffò d’aria, prima che gli cadesse in acqua.
Mi scappò una piccola risatina che lo fece imbronciare.
Più determinato che mai, recuperò il boccione stancandosi ben presto.
Fece finta di nulla bagnando maggiormente la spugnetta verde con cui cercò d’insaponarsi finendo fin sopra i capelli.
Gli rimase giusto una striscia insaponata prima che si portasse un po’ d’acqua, schiuma a dire il vero, per poi gridare con entusiasmo di aver concluso il lavoro, con aria soddisfatta.
Era proprio tenero quando cercava di atteggiarsi a grand’uomo.

-Sei proprio un bravo ometto.-
Lo elogiai riprendendo a insaponarlo come si doveva.

-Ma pecché, ricominci? Che vuoddire?-
Si lagnò senza comprendere.
Aumentando la mia risa gli tolsi il ciuccio che ancora teneva tra le lebbra, rimediandoci una lamentela.

-Ridammelo ‘To-san!-
Cercò di sorsi verso di me.
Lo allontanai posandolo sul lavello del lavandino guardandolo dall’altro al basso.

-Per ora no, dopo quando sei tutto asciutto va bene?-
Lo vidi limitarsi a rimbrottare tra se e se come offeso.
Senza curarmene presi a strofinargli per bene i capelli.
Una volta concluso, lo lascia giocare un po’ nella vasca, vedendolo schizzare un po’ ovunque, finché non venni colpito anche io.
Osservai meglio la sua espressione divertita.
Voleva la guerra?
Assottigliai gli occhi.
E guerra sarebbe stata!

Prima che me ne accorgessi, mi ritrovai coinvolto in una guerra “all’ultima bolla di sapone”, riducendo il bagno in un lago d’acqua.
Schizzammo tutto senza risparmiare nemmeno il soffitto, dal quale cadevano ormai delle gocce.
E poi, avevo il coraggio di reputare Roy un bambino…
Io e i miei vent’anni sprecati!
Ad interromperci fu proprio l’oggetto del mio pensiero che avevo richiamato in causa.
Aveva aperto la porta venendo immediatamente colpito dall’acqua.
Lo guardai un po’ confuso mentre sputacchiava un po’.

-Ma che state combinando?-
Chiese ovvio con una ‘strana’ inclinazione nella voce, ottenendo risposta proprio da Jaz che gli tirò un’altra po’ d’acqua in dosso.

-Ciochiamo!-
Strillò divertito riunendomi ben presto a lui per continuare come se nulla fosse.
Anche Roy venne coinvolto.
Non poteva lasciar correre un affronto simile, ne ero certo.

Finalmente verso le 8.30 eravamo riusciti a farlo uscire fuori dalla vasca.
Ne avevamo passato di tempo in bagno come dei poppanti.
Io ero ancora a cercare di tamponarmi i capelli, mentre il mio compagno si trovava in cucina a far cenare Jason prima di metterlo a dormire.
Ne ero certo.
Non era tanto per lui, ma quanto per se stesso.
Probabilmente aveva voglia di passare quel genere di sere che da un po’ mancavano a entrambi.

Sentii due mani sovrapporsi alle mie e strofinare forte l’asciugamano.
Alzai di poco la testa incrociando quello sguardo d’onice del mio uomo.
Ammiccava malizioso al mio indirizzo, lasciandomi sfuggire una risatina lieve.

-Potevo farlo da solo.-
Gli feci notare sorridendo maggiormente.

-Mi andava di farlo.-
Si giustificò.

-Era da un po’, che non ci penso io ad asciugarteli.-
-Ma che vai…?-
-Non ti ricordi?-
Mi sussurrò all’orecchio con il tono basso.
Quella sua nota maliziosa nella voce mi vibrò nel corpo, facendo risvegliare la voglia, mentre un lieve sorriso della stessa natura increspò le mie labbra.

-Ricordare cosa?-
Con altrettanto tono basso.

-I giorni in cui ci si faceva il bagno insieme.-
-Solo quello?-
-E che altro?-
Allungai le braccia verso il collo, facendo si che si chinasse su di me ancora seduto per poi unire la nostre labbra in un profondo contatto.

La sua lingua prese a carezzarmi il palato prima di passare a carezzare il resto e giocare con la lingua.
Giocammo così, nell’intrecciarle assaporando l’uno la bocca dell’altro senza curarci del respiro che veniva a mancare sempre di più.
Le sue braccia scesero lungo il mio collo poi sul petto, lasciando cosi ricadere i miei capelli, ancora umidi, sulla mia schiena scoperta.
Pian piano lo sentii raggiungere la mia altezza, sedendosi in fine in terra, trascinandomi con se.
fece ribaltare lo sgabello su cui stavo bloccandolo con un piede per poggiarlo in terra, senza farsi sfuggire il minimo rumore.

Ci staccammo per un breve istante riprendendo fiato, spingendolo nuovamente verso la mia bocca per incastralo nuovamente.
Le sue mani vagarono sul mio petto andando a stuzzicare i miei capezzoli, senza curarsi della mia muta lamentela, cercando di oppormi come potevo.
Odiavo quel semplice contatto con cui riusciva a mandarmi in estasi.
Ma quei mugugni di lamentele sortirono tutt’altro effetto sperato, tanto che il suo tocco scivolò giù fin nel mio intimo.
Mi staccai dalla bocca gemendo.
Aveva deciso di torturami con ben altri modi iniziando a carezzare con lentezza il mio membro.

Con le braccia ancora rivolte sul suo collo dietro di me, andai ad artigliare la presa sulle spalle.
Sentii le mie guance imporporarsi di un lieve rossore, segno che stava facendo effetto quel suo ‘trattamento’.
Gemetti ancora una volta, cercando di chiudere le gambe con difficoltà.
Quel bastardo mi teneva bloccato con le sue, costringendomi a tenerle aperte.

Lo sentì sbuffare una lieve risa tra e se nel mio orecchio, inebriandomi del suo profumo.
Chiusi gi occhi cercando di trattenermi a stento.

-Mi fai impazzire.-
Soffiò divertito.
E gli avrei tolto quel sorriso dalla faccia se avessi potuto.
Persino replicare sembrava inutile, tanto che gli unici suoni che uscivano dalla mia bocca erano piccoli mugolii di piacere che tentavo di reprimere come meglio potevo.

-Non farmi lo scherzo di venire ora.-
Insistette costringendomi con la mano libera a baciarlo.
Mi lasciai trasportare da quel contatto dolce e possessivo che soltanto lui riusciva a darmi.
Non mi accorsi nemmeno della mano che dal mio volto aveva portato sui boxer sfilandomeli, ritrovandomi nudo sotto i suoi occhi.
Con due dista della destra stuzzicava ancora il mio prepuzio, mentre con le altre vagava senza conclusione solleticandomi.
Dovetti staccarmi nuovamente da lui stringendo gli occhi e la bocca.
Mi sentivo duro e a un passo dal venire.
Ero pronto.
Trattenni il respiro che mi si mozzò nel petto.

-Bast…-
Provai ad articolare.
Ma lui rise.
Mi aveva lasciato senza porre fine.

-Voglio godermelo.-
Sussurrò.
Lo odiavo quando faceva così.
Eppure.
Non riuscivo a vietarglielo mai.

Aprii un occhio curioso.
La porta ancora aperta.
Sotto di me un lieve sfiorare morbido.
Non ci volle molto per comprendere.
Si era sfilato anche il sui di intimo.

Seduto su di lui, sentì la sua eccitazione.
Ribolliva sotto di me aumentandomi la libidine che aveva preso ad offuscarmi la mente.
Di rado sentivo quello sprazzo di lucidità, troppo debole nel convincermi ad alzarmi e dirigermi nella camera.

-Vuoi avere l’onore di preparami?-
-Che vuoi…-
Non riuscì a finire la frase che mi tappò nuovamente la bocca con la sua, distraendomi da ben altro contatto che si stava insinuando in me.
Sentì la voce morirmi in gola, mentre quel suo dito continuava ad approfondire il contatto.
Come ogni volta avrei volentieri protestato per il dolore, lasciandomi catture al contrario, dal quel gioco complice che unì ben preso il secondo spingendo sempre di più dentro di me.
Provai a gemere un po’ da quel nuovo dolore improvviso che poco prima era diventato piacevole.

Quasi non me ne resi conto sentendo tra le mie gambe il bruciore aumentare.
Mi aveva lasciato senza concludere, così che ‘lì sotto’ continuasse a pulsarmi fino alle tempie.
Dovetti cedere e premermi una mano nella speranza di bloccare quel flusso.
Sapevo che per il momento, non avrebbe permesso che io mi liberassi, quindi mi limitai a stringerlo come potevo.
E artigliai la presa maggiormente quando dentro di me sostituì se stesso con un’unica e prepotente spinta.
Gemetti nuovamente.
Non mi ero preparato ancora, tanto che una lacrima sfuggì dall’angolo del mio occhio.

-Scusa mo beag.-
Mi sussurrò ancora una volta con quel tono basso.
Scossi la testa concentrandomi sulle sue spinte senza sapere cosa fare.
Ma una sua mano sulle mie sorridendo ancora una volta contro la mi a pelle.
Mi baciò la spalla di carne mentre si occupava lui del mio problema.
Quelle sue spinte aumentarono di velocità, così come la sua mano su di me.
Ero in completa balia del suo corpo e dei suo divertimento.
Dovetti cedere lasciandomi andare con la schiena sul suo petto.

Ben presto ci lasciammo andare ad ansiti e gemiti eliminando il resto.
Tutto attorno a noi divenne il nulla.
Il vuoto.
C’era soltanto la nebbia e la visuale sfocata a confonderci con la nostra intimità.
Lo sentivo ingrossarsi sempre di più, quando il mio basso ventre crollò e dentro di me sentì quel calore che ci univa.
I petti si entrambi si alzavano e riabbassavano esausti per poter riprendere fiato.
Non avevo la forza per alzarsi e lui di uscire da me, tanto che ci mettemmo un bel po’ soltanto per ricomporci almeno parzialmente.

-Ti va un bagno?-
Mi chiese con voce ovattata.
E lo guardai senza negare quella richiesta, che a dirla tutta mi andava a genio.

Rimasi ancora un po’ in terra attendendo che la vasca venisse riempita, prima di alzarmi.
Le mie gambe erano ancora un po’ malferme, tanto che Roy mi porse una mano.
Quasi diffidente l’afferrai lasciandomi trascinare nelle vasca con lui.
Stavolta avrei fatto un bagno vero.

Mi girai verso di lui abbracciandolo nuovamente.
Le sue braccia mi cinsero i fianchi stringendomi a sé, mentre intrecciavo le mie gambe a lui, sedendomi sulle sue cosce.
Gli posai la testa nell’incavo del collo chiudendo ancora una volta gli occhi.
Ero davvero esausto.
La sua mano mi carezzò i capelli coccolandomi.
Mi mancavano sempre di più quei suoi gesti di premura a Centrai quando tornavo a dormire nel nostro letto privo della sue presenza.

-Ti amo mo beag.-
-Anch’io… e non sono piccolo.-
Rimbrottai a quel suo nomignolo che diceva di affibbiarmi affettuosamente.
Ci rimediai una sua lieve risatina facendomi stranire di poco, tanto che gli diedi un lieve colpetto in testa con la destra.

L’acqua carezzava i nostri corpi cullandoci in quella quiete notturna.
Quasi mi sembrò di ritornare al tempo di ‘calma e pace’, di quando vivevamo soltanto noi due in quella casa divenuta ormai grande per me.
E forse, caddi anche nel dormi veglia, sussultando quando una voce infantile ci interruppe con un:

-Pecché con ‘Ka-san il bagno lo fai?-
Già…
Eravamo proprio ‘destinati’ e non avere un po’ di pace per noi.






Spero sia piaciuta, il personaggio di Jaz risale a moooooooolto tempo fa, per info chiedete perché spero saia piaciuto anche lui XD ^^^
E' mio figlio non siate crudeli *sklera* XDDDD



Edited by *Red Robin* - 29/7/2009, 00:06
 
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view post Posted on 2/8/2009, 21:22




che dolce, è la prima fanf fic che leggo su Jaz, ma è davvero una storia molto bella. sei fantastica!
 
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1 replies since 15/7/2009, 13:20   189 views
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