| Prese i fogli, sfiogliandoli velocemente. Lo sguardo lasciava trasparire...noia, si, pura e mera noia. Perchè quei fogli li conosceva fino alla nausea: li aveva compilati lui. Sbuffò, buttandoli a terra. -E se le dicessi che questa è la vera cartella clinica di Ivan?- Non si capiva se era sincero o mentiva. Solo lui lo sapeva. -In effetti...Se si definisce così, non ci metto molto a capire il perchè ha voluto Ivan. E' perchè lei è ossessionato dal controllo, e Ivan è l' esatto opposto. Vuole piegarlo a se, perchè così si sentirà a posto con se stesso. Avere un individuo in giro così è pericoloso, per la sua psiche. Mi sbaglio?- Sorrise, cercando di capire se aveva azzeccato la sua diagnosi rapida. Ascolto la cosa sull' edificio. Sbuffò, stanco di sentire l' ennesima accusa sul posto che gestiva. -Senta, il mio ospedale è atrezzato e molto, molto sicuro. Se Ivan è scappato, è perchè è stato aiutato. E ho gia provveduto a sbattere fuori il colpevole.- Gia, perchè era lui il direttore dell' ospedale. Come lo era diventato, a soli trent' anni, forse era meglio non saperlo. Lo osservò, sorridendo. -E quindi, cosa vuole da me? Non può offrirmi nulla che mi può interessare. Perchè Ivan è già mio, e quindi non me lo può offrire. Basterà che gli dica di venire con me, e lo farà. Del resto, l' ho istruito bene.- Dimenticavo: Arthur dava molto credito alle teorie comportamentaliste. Quindi...
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